Bocòn can be found, or will soon be found, at lulu.com/spotlight/eculos .
Introduzione
Questo è un breve vocabolario della variante occidentale della
lingua friulana. Poiché, tuttavia, non fornisce la funzione precisa
delle voci (se si tratta di un sostantivo, di un verbo, di un
aggettivo, ecc.) questo libro non si può veramente chiamare
dizionario. Eppure offre un elenco di parole e ogni parola è
accompagnata da un commento più o meno legato alla parola,
quindi potrebbe non essere inappropriato chiamarlo sia
dizionario che vocabolario, anche se limitato per portata e per
concretezza grammaticale. Un'occhiata a un paio di voci fornirà
un po 'più di chiarezza sulla natura del lavoro. Dovrebbe pure
dimostrare la verità che che se è possibile scoprire il mondo in un granello di sabbia, come ci assicura Blake, dovrebbe essere
pure vero che lo si può scoprire in una semplice parola.
Moràr
A è vera che il moràr
al era chèl cal dà li mòris,
e chèl da li fuèis paj cavalèis,
ma cuant ch'i eri frutùt al era tant, ma tant, di pì: al era un milusàr
un figàr
un pòu di chej
cuj nis di checa là'n alt, al era un pin
e un cocolàr—
al era un àrbul, po.
(È vero che il gelso
era quello delle more
e quello delle foglie per i bachi,
ma quando ero ragazzino, era molto, ma molto di più: era un melo
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era un fico
un pioppo col nido
di gazza lassù in alto, era un pino
e un noce—
era un albero vero.)
Tanto per fare un contrasto, ecco la definizione di gelso offerta da un dizionario Internet italiano:
•
Ciò che risalta in questa definizione è la sua schiettezza e oggettività. Ècco un altro esempio, questa volta il mio commento su Covid.
Covid
Vocàbul, chistu, che
in ta màncu di un an
a si à inserìt coma un farc in ta la mins di duta
la zent dal mont.
Ogni lenga, a dìšin,
a doventa pì siora
cu la espansiòn
dal so vocabulari.
Ma cual furlàn
si lamentarèsia
se il Còvid al sparìs
e pì puòrs i doventàsin
di na peraula?
(Voce, questa, che
in meno di un anno
si è inserita come una talpa
gelso
[gèl-so] s.m.
Albero con foglie cuoriformi, di cui si nutrono i bachi da
seta, che produce piccoli frutti commestibili bianchi o
neri SIN moro
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nella mente di tutta
la gente del mondo.
Dicono che ogni lingua,
si arricchisce
con l'espandersi
del suo vocabolario.
Ešiste un friulano
che si lamenterebbe
se il Covid dovesse scomparire e più poveri doventassimo di una parola?)
Ed ecco la definizione Internet italiana:
“malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2 o malattia da
coronavirus 2019, è una malattia infettiva respiratoria causata
Notiamo di nuovo il forte contrasto fra la concretezza di questa definizione e la soggettività della mia definizione, o commento.
dal virus denominato SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia
dei coronavirus.”
A questo punto è giusto chiedersi il perché della mia scelta di
definire i termini inclusi in questo opuscolo nella forma sciolta
illustrata nei due esempi appena offerti. La risposta è che fin
dall'inizio del mio lavoro mi colpiva il fatto che le parole che
avevo scelto, le parole che tutti, in realtà, usiamo, hanno un forte
elemento soggettivo, cioè che sebbene al loro interno abbiano un
significato oggettivo riconosciuto e compreso immediatamente
da altri utenti della parola, hanno allo stesso tempo significati
meglio compresi solo da chi le utilizza. Un buon esempio è la
parola friulana “gùa” (= affilacoltelli ambulante): arrivato il
momento di definirla, diventava impossibile per me di dissociare
questa parola dai ricordi infantili della venuta della “gùa”, da
quel qualcosa di magico che l'arrivo del “gùa” aveva su noi
ragazzini che correvamo a casa a dire alle donne di preparare i
coltelli, perché il “gùa” stava arrivando! Questo stesso tipo di
associazione personale vale anche per “gelso” e per molte se non
per tutte le altre voci.
Significa ciò che una comunicazione significativa tra due
persone qualsiasi è impossibile, dal momento che le parole usate
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da questi individui sono intrise di significati compresi solo dagli
individui stessi? La risposta non può che essere inquietante: fino
a qual punto è una comunicazione seriamente ostacolata dalle
associazioni di parole significative solo per i singoli utenti? È da
chiedersi: fino a qual punto è questa fondamentale incapacità la
causa principale di così tanto dissenso, di così tante divisioni: fra
liberali e conservatori, vaxer e anti-vaxer, donne e uomini,
genitori e figli?
Inquietante, senza dubbio; ma non senza rimedio. L'impasse può
essere rotto prima di tutto coll’essere consapevoli di questo
fenomeno linguistico, e poi da un tentativo, un tentativo
illuminato, di colmare il divario cercando davvero di vedere o
capire le cose (cioè le parole) dal punto di vista dell'
interlocutore.
Non sono solo, a proposito, a definire le parole usando questo
metodo di associazione libera e personale. Un esempio classico
ci è dato dallo stesso Dr. Samuel Johnson, il quale, nel suo
famosissimo Dictionary of the English Language, fa uso di un
metodo molto soggettivo nel definire le sue parole. Alcuni
esempi seguono.
Finezza: una parola inutile che si insinua nella lingua.
Lucertola: un animale che assomiglia a un serpente, ma con
gambe.
Lessicografo: "un innocuo sgobbone" che "si occupa di tracciare
l'originale e dettagliare il significato delle parole".
Camelopard: un animale abissino, più alto di un elefante, ma non
così grosso. È così chiamato, perché ha il collo e la testa come
un cammello; è macchiato come un pardo, ma le sue macchie
sono bianche su fondo rosso. Gli italiani lo chiamano giaraffa.
Scoreggia: Nel definire questo termine il dottor Johnson cita
Suckling:
“L'amore è la scoreggia di ogni cuore; a un uomo fa male quando
è soppresso, e offende altri quando viene rilasciato. "
(Finesse: an unnecessary word that is being insinuated into our language.
Lizard: an animal that looks like a serpent, but has two legs added to it.
Lexicographer: “a harmless drudge” who “busies himself in tracing the
original and detailing the signification of words.”
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Camelopard: an Abyssinian animal, taller than an elephant, but not so thick.
He is so named, because he has a neck and head like a camel; he is spotted like
a pard, but his spots are white upon a red ground. The Italians call him a
giaraffa.
Fart: In defining this term Dr. Johnson quotes Suckling:
“Love is the fart
Of every heart;
It pains a man when ’tis kept close;
And others doth offend, when ’tis let loose.”)
Le definizioni del dottor Johnson sono spesso viste come strane e
persino ridicole. Strane e divertenti spesso lo sono. Questo è
vero. Ma che siano ridicole, nel senso di non essere degne di
considerazione, è discutibile. Se vogliamo davvero avere un'idea
dell'animo di quest'uomo e di quello dei suoi contemporanei,
potremmo fare molto di peggio che passare un po' di tempo a
leggere e goderci il suo dizionario.
In un modo ovviamente più ristretto, le mie definizioni possono
pure loro gettare un po' di luce sul modo in cui le cose sono, ed
erano, in quel piccolo angolo dell’Italia—remoto nel tempo e
nello spazio—che è il nostro Friuli.
Introduction
This is a short vocabulary of the Western variant of the Friulian language. Because, however, it does not give the basic function of words (whether a word is a noun, verb, adjective, and so forth) this book does not really qualify as a dictionary. Yet it does give a list of words and each word is provided with a more or less relevant comment, so it may not be inappropriate, after all, to call it both a dictionary and a vocabulary, even if limited in scope and grammatical concreteness. A glance at a couple of entries will provide a little more clarity on the nature of this work, as well as indicate why if it is true that one can find the world in a grain of sand, as Blake tells us, it should be equally true to be able to find the world in a simple word.
Mulberry Tree
It is true that the mulberry tree gave us mulberries
and leaves for the silkworms,
but when I was a kid
it was a lot, a lot more than that: it was an apple tree
a fig tree
a poplar tree that had
magpie nests way up high,
it was a pine tree
and a walnut tree—
it was all trees, all.
(A è vera che il moràr
al era chèl cal dà li mòris,
e chèl da li fuèis paj cavalèis,
ma cuant ch'i eri frutùt
al era tant, ma tant, di pì: al era un milusàr
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un figàr
un pòu di chej
cuj nis di checa là'n alt, al era un pin
e un cocolàr—
al era un àrbul, po.)
By way of contrast, here is the key definition of mulberry tree given in Webster's dictionary:
“any of a genus (Morus of the family Moraceae, the mulberry family) of trees with an edible usually purple multiple fruit that is an aggregate of juicy one-seeded drupes.”
Here is the Internet Italian definition:
•
What stands out in these definitions is their straightforward, impersonal, objective nature. Here is another example, this time my rendering of Covid.
Covid
Vocàbul, chistu, che
in ta màncu di un an
a si à inserìt coma un farc in ta la mins di duta
la zent dal mont.
Ogni lenga, a dìšin,
a doventa pì siora
cu la espansiòn
dal so vocabulari.
Ma cual furlàn
si lamentarèsia
se il Còvid al sparìs
gelso
[gèl-so] s.m.
Albero con foglie cuoriformi, di cui si nutrono i bachi da
seta, che produce piccoli frutti commestibili bianchi o
neri SIN moro
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e pì puòrs i doventàsin di na peraula?
(“Term, this, that
in less than a year
has burrowed its way like a mole
into the minds of all people in the world. Every language, they say,
including the Friulian language, becomes richer through
the expansion of its vocabulary.
But is there a Friulian
anywhere who would complain
if the Covid vanished
and we all became poorer
of a word?”)
Here is Webster's definition:
“a mild to severe respiratory illness that is caused by a coronavirus (Severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 of the genus Betacoronavirus).
And here is the Italian (Internet) definition:
coronavirus 2019, è una malattia infettiva respiratoria causata
“malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2 o malattia da
dal virus denominato SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia
dei coronavirus.”
Once more we note the objective nature of these definitions,
which contrast markedly from the very loose and subjective
features of my definition.
It is fair to ask why I have opted to define the terms included in
this booklet in the looser form illustrated in the couple of
examples I have just given. The answer is that as I started to
define the words I had selected, it became clearer and clearer to
me that the words I had chosen—the words we all use, really—
do have a strong subjective element to them, that is, that
although at their core they do have an objective meaning
recognized and understood immediately by other users of the
word, they have at the same time meanings best understood only
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by the speakers or users of these words. A good example is the
Friulian word “gùa” (= ambulant knife sharpener): when it came
time for me to define this word, it became impossible for me to
dissociate it from childhood recollections of the excitement the
coming of the “gùa” had on us kids who would run home to tell
the womenfolk to get the knives ready, for the “gùa” was
coming! The same sort of personal association is true also of
“mulberry” and of a good many if not all other words.
Does this, then, mean that meaningful communication between
any two people is impossible, since the words used by these
speakers is imbued with meanings understood fully only by the
individual speakers? The answer may well be an unsettling yes:
to some extent—maybe to a large extent—effective
communication between people may be seriously hampered by
the word associations meaningful only to the individual speakers
or users. And this fundamental inability may well be the root
cause of so much dissention, so much division among people:
liberals vs. conservatives, vaxers vs. antivaxers, women vs. men,
parents vs. children.
Sounds grim; but it needn't be. The impasse can be broken first
of all by an awareness of this linguistic phenomenon, and then
by an attempt, an enlightened attempt, to sort of bridge the gap
by really trying to see or understand things (i.e., the words) from
the other side.
I am not alone, by the way, in defining words using this method
of free association. A classic example is given to us by Dr.
Samuel Johnson himself, whose famous Dictionary of the
English Language makes use of a very personal and subjective
method of defining his words. A few examples follow.
Finesse: an unnecessary word that is being insinuated into our
language.
Lizard: an animal that looks like a serpent, but has two legs
added to it.
Lexicographer: “a harmless drudge” who “busies himself in
tracing the original and detailing the signification of words.”
Camelopard: an Abyssinian animal, taller than an elephant, but
not so thick. He is so named, because he has a neck and head like
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a camel; he is spotted like a pard, but his spots are white upon a
red ground. The Italians call him a giaraffa.
Fart: In defining this term Dr. Johnson quotes Suckling:
“Love is the fart
Of every heart;
It pains a man when ’tis kept close;
And others doth offend, when ’tis let loose.”
Dr. Johnson's definitions are often seen as weird and even
ridiculous. Weird and funny they often are. For sure. But that
they are ridiculous, in the sense of not being worthy of
consideration, is debatable. If we really want an insight into the
man's mind—and that of his peers—we could do far worse than
spend some time reading and enjoying his dictionary.
My own entries, too, may throw some light into the way things
are, and were, in that tiny corner of Italy—remote in time and