Spettabili dirigenti Arlef
Per l’iniziativa di garantire che le indicazioni stradali all'interno del Friuli rechino il toponimo friulano accanto a quello italiano la Arlef merita indubbiamente un forte elogio. Meno forte, purtroppo, diventa questo elogio quando ci accorgiamo che l'iniziativa Arlef porta a risultati visivi e, almeno per i Casarsesi, sconcertanti come quello indicato nella foto allegata, dove il toponimo friulano per Casarsa diventa Cjasarse.
Chiamare Casarsa Cjasarse all'interno degli uffici della Arlef, dove per friulano si intende il friulano cosiddetto “comune”, è cosa naturalissima. Ma non è per niente cosa naturalissima in zona casarsese. Direi di più: che a Casarsa e in località circostanti il toponimo Cjasarse nelle indicazioni stradali viene percepito da tanti come uno schiaffo. E come un'offesa verrebbe senza dubbio accolto da Pier Paolo Pasolini, il più grande poeta e artista friulano di ogni tempo, per cui la parlata di Casarsa era, a livello di poesia, preziosissima. (Si veda https://youtu.be/TTmaYkIcvF4 .)
La posizione presa dalla Arlef, di promuovere in ogni maniera possibile, la lingua friulana “comune” non è difficile da comprendere. Il guaio è che Cjasarse non ha niente in comune con Cjasarsa. Cjasarsa e Cjasarse appartengono a due distinte varianti della lingua friulana. Insistere sul chiamare Cjasarsa Cjasarse vuol dire negare la realtà di Cjasarsa, negare, cioè, che la lingua friulana ha una ricchezza che va ben oltre i limiti imposti dalla Arlef. Il chè è cosa triste da constatare. Tutelare una lingua minoritaria vuol dire ben altro che cancellare ogni sua inconveniete variante: vuol dire l'esatto opposto.
Distinti saluti,
Ermes Culos
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