Gentile William, grazie per la segnalazione.
Se il libro di D'Aronco mi capiterà fra le mani lo leggerò volentieri.
Le devo dire, però, che (con dovuto rispetto per le opere di D'Aronco) il titolo stesso di questo libro sa di revisionismo, come—permetta che lo dica—di revisionismo sa pure la Sua asserzione che il koiné sia stato il friulano di scelta del giovane Pasolini.
Quando, nei video accessibili online, Pasolini legge “Il nini muàrt,” lo legge nella schietta parlata casarsese, come nella parlata di Casarsa legge pure “Cjasarsa.” Difficile convincermi che Pasolini faccia questo a un tempo quando la sua predilezione era per il friulano koiné. Difficile convincermi che quello che leggiamo nella Wikipedia non corresponda a verità. (Filosoficamente so che la verità è qualcosa di malleabile, ma se non accettiamo come verità i casi appena citati, allora che cosa rimane di Pasolini a parte di una svariata e amorfa serie di opinioni?) I fatti restano: come poeta e come regista, Pasolini non ha eguali nella storia del Friuli. E non è quindi da sorprenderci se per la Arlef sia cosa molto scomoda quella di avere in Friuli un insigne poeta le cui opere sono espresse in un friulano che non si adegua ai dettati della koiné.
Grazie di nuovo per il “thumbs up” su D'Aronco.
Ermes Culos
Caro Ermes, scrivo solo a Lei.
Se ha occasione, legga “Pasolini riveduto e corretto” di D’Aronco, in cui dà conto di questo aspetto e di tanti altri.
Mandi e ogni ben, William
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