Saturday, October 31, 2020

America vs Europe

Caro Direttore (del Corriere) Innegabile che la democrazia americana abbia delle debolezze strutturali, come Stefano Passigli ha giustamente osservato nel suo commento “La debolezza strutturale della democrazia americana” (Corriere online, 31 ottobre). Il grandissimo potere concesso ai singoli stati, per esempio, indica senz'altro alla debolezza dell'unione. In questo, come in altri casi, Passigli ha ragione. A mio parere, però, Passigli sbaglia nel sostenere che, per il semplice fatto che la magistratura federale, inclusa la Corte Suprema, viene nominata dal Presidente, la magistratura degli Stati Uniti manca quindi di indipendenza. Per vero che sia che un certo numero di magistrati federali sono nominati dal Presidente in carica, è pur vero che un presidente rimane in carica per un massimo di otto anni, dopodichè a un'altro presidente viene concesso il privilegio di nominare giudici di sua preferenza. Questo Passigli non ce lo dice, come non ci dice che col sosseguirsi dei presidenti le idiosincrasie personali dei singoli giudici si fondono in un collettivo molto bilanciato. Il fatto che il sistema democratico americano sopravvive più o meno inalterato da secoli attesta alla solidità delle sue istituzioni fondamentali. In quanto al ruolo dei leader illuminati—o meno—non è in verità solo l'America che ne ha tratto profitto—o svantaggio. Ciò, storicamente, lo ha fatto pure l'Europa—e con ben più effervescenza. Ermes Culos Ashcroft, BC Canada

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