Friday, April 8, 2022

Leggevamo un giorno...


Brano di Leggevamo un giorno per diletto. 

(Romanzo ottenibile presso lulu.com/spotlight/ermesculos )


... Rosette lo guardò mentre lui leggeva. E mentre leggeva del bacio “palpitante,” la guardò, guardando le sue labbra e sentì una potente forza gravitazionale che lo attirava verso di loro. Distolse lo sguardo e lesse fino alla fine del brano. Arrivò alla fine e disse, guardando i suoi grandi occhi umidi:


-Vedi come i due amanti sono attratti dal loro bacio e dal loro abbraccio mortale? All'inizio traggono piacere semplicemente dalla lettura di Lancilot e di Guinivere. I versi italiani lo mostrano molto più chiaramente:


Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse;

soli eravamo e sanza alcun sospetto.


Qualunque cosa sia successa in seguito, i due amanti erano dapprima innocenti del potere del loro amore. All'inizio non sentivano altro che il puro piacere di leggere. Erano senza "alcun sospetto.” Ma questo, credo, si allinea abbastanza bene con ciò che Dante dice sull'amore più avanti nel Purgatorio.


-Non importa cosa dice dopo—disse Rosette, asciugandosi gli occhi con la mano—quello che voglio sapere è cosa c'era di così brutto in quel bacio—perché mai era mortale, come hai detto. Era amore, non è vero? Cos'ha questo Dante, cosa ha contro l'amore?


Non credo che Dante avesse nulla contro l'amore—disse Paul. L'opposto, infatti. Guarda come reagisce alla storia di Francesca:


Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangëa; sì che di pietade

io venni men così com’ io morisse.


E caddi come corpo morto cade.


-Diamine—proseguì—anche dalla traduzione inglese si può vedere quanto si sia sentito male Dante nel sentire la triste sorte degli amanti:


And all the while one spirit uttered this,

  The other one did weep so, that, for pity,

  I swooned away as if I had been dying.


-Allora perché farli soffrire le pene dell'inferno se davvero ne provava così tanto dispiacere?—disse Rosette, non ancora pronta a perdonare l'immortale poeta.


-È ciò che mi sono chiesto anch'io molte volte, rispose Paul. Non so davvero perché. Io non li avrei messi nell'Inferno, di sicuro. Al massimo li avrei lasciati in purgatorio per un po'...


-Anche io, disse Rosette; forse nemmeno quello. Dopotutto, perché punirli?


-Se Dante avesse scritto la sua Commedia ai nostri tempi, forse avrebbe fatto la stessa cosa che faremmo io o te. Sono certo che lo farebbe. Ma visse settecento anni fa, in un'epoca in cui la gente vedeva l'aldilà come una cosa molto più reale di quanto molti di noi lo vedano oggi. (Anche se questo lo possiamo disputare se notiamo le cose orribili che alcuni credenti nell'aldilà fanno oggi nel mondo, ma questa è un'altra storia.) Il tredicesimo secolo, e Dante scriveva verso la fine di quel secolo, è stato un periodo in cui molte persone, forse la maggior parte, vedevano questa vita solo come una preparazione per la vita da venire. Pensavano pure che un posto in Paradiso, o anche in Purgatorio, se lo dovevano meritare. E in tal senso Dante fu molto uomo del suo tempo; forse più della maggior parte. Non c'è dubbio che sia stato preso nella ragnatela morale del giorno, che era molto spietata per chiunque trasgredisse in materia di amore. E per quanto Paolo e Francesca si fossero amati, e per quanto Dante avesse sofferto per loro, erano pur sempre colpevoli di un peccato mortale e dovevano essere puniti.


-Ma di che peccato erano colpevoli?—rispose, con una nota di sfida nella voce. Si amavano, non è vero? È l'amore che dovrebbe regnare: tutto il resto dovrebbe girare attorno all'amore. Questa sarebbe la mia regola cardinale.


-Giusto, disse Paul, ma avevano quella regola pure nel medioevo: la chiamavano Amor vincit omnia. Solo loro lo vedevano sotto una luce leggermente diversa. L'amore che conquistava tutto era un amore puro, un amore che obbediva a molte altre ingiunzioni, come quella, diciamo, di non amare qualcuno che è già nel mirino di qualcun altro. Ed è lì che, agli occhi medievali di Dante, Paolo e Francesca inciampavano e crollavano.


-Allora è proprio una bella cosa che questo non sia il tredicesimo secolo, disse Rosette, avvicinandosi sempre di più a lui. Quando amo qualcuno, non voglio che nessuno mi dica che non posso amarlo.


Poi lo guardò negli occhi e disse, scherzosamente:


-E tu... non hai paura del tuo nome? Non hai paura di cadere pure tu, come l'altro Paul?


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