Monday, March 6, 2017

Sul maccheronismo


Frammento tratto dall’introduzione del mio recente Nell’isola di Eea (www.lulu.com/spotlight/eculos)

È un saggio, questo, che fa uso di più lingue, principalmente della lingua italiana e di quella inglese. I miei commenti, in inglese, su Ariosto e Tasso, derivano in modo più o meno integro dalla mia tesi di laurea che sebbene scritta molti molti anni or sono ritiene pure oggi, a mio parere, la validità di allora. Il mio uso della lingua inglese  è dovuto perciò a pura convenienza. Inserito nel testo vi è pure qualche brano in lingua tedesca e in lingua friulana (furlana, non furlane). In questi casi, però, si tratta di semplici citazioni. Se colui che legge pensa che per causa di questo uso multilingue il mio saggio corre il rischio di diventare un impasto maccheronico, non deve sentirsi in colpa. Il maccheronismo, infatti, non è per niente estraneo a questo mio saggio, e merita un commento.

Il maccheronismo era ai suoi inizi un miscuglio comico di italiano e latino, come possiamo osservare da questi versi tipici di Teofilo Folengo (16mo secolo), nei quali ci descrive, con un sorriso ironico, una scena bucolica.

Hic semper saltant, ballant, danzantque puellae,
          seque lavant nudas in fontibus atque laghettis.
   Venticuli molles myrthorum frondibus atque
          floribus insultant, frescas ornantibus herbas,
          et straccatarum nympharum pectora mulcent.
          Hic fagi, pini, cedri, pomrancia, nespoi,
          spernazant umbras, ubi nymphae corpora possant.
   Ad cazzam vadunt, arcos et stralia portant,
          discazzantque leves dainos, agilesque caprettos.
          Non mancant boschi de cedris, deque narancis,
          de myrthis, lauris, lentiscis, atque ginepris.
          Non ibi villani terram vangare fadigant,
   non ibi villanae stoppam filare videntur,
          non ibi plantantur ravanelli, porra, cipollae;
          non aium, capiti nocuum, tyriaqua vilani;
          non ibi sub spinis, urticis, atque ruidis
          stant serpae, rospi, bissae, turpesque ranocchi.

Questo miscuglio non esclude, naturalmente, l’uso di altre lingue, come vediamo da questo esempio, che non manca nemmeno esso di uno scuro umorismo:

Vos creditis, als eine Fabel,
quod Scribitur vom doctor Schnabel,
der fugit die Contagion
et autert feinen Lohn darvon
Cadavera sucht er zu fristen
gleich wie der Corvus auf der Misten.
Ah Credite, zihet nicht dort hin
dann Romae regnat die Pestin.
Quis non deberet sehr erschrecken
fur seiner Virgul oder stecken
qua loquitur, als war er stumm
und deutet sein Consilium.
Wir mancher Credit ohne zweifel
das ihn tentier, ein schwarzer Teufel.
Marsupium heisst seine Höll,
und Aurum die geholte Seel.

(Macaronic text in 17th-century Rome engraving of Doctor Schnabel, a plague doctor.)

E lo vediamo pure in quest’altro esempio—del tutto più mite—di maccheronismo:

In dulci jubilo
nun singet und seid froh!
Unsres Herzens Wonne leit in praesepio
und leuchtet als die Sonne matris in gremio,
Alpha es et O.
(From Makkaronische Dichtung in Wikiwand)

Ed in questo pure:

Nolo mortem peccatoris; Haec sunt verba Salvatoris.
Father I am thine only Son, sent down from heav’n mankind to save.

Sono esempi, questi, tratti da una epoca quando a un certo livello culturale in Italia e nel resto d’Europa dominava ancora il latino. Al giorno d’oggi il latino è stato effettivamente sostituito dalla lingua inglese. L’effetto maccheronico di questo nuovo miscuglio lo notiamo negli esempi che seguono, tratti da quotidiani italiani, nei quali notiamo pure, purtroppo, che se l’umorismo persiste, come nell’uso di "night,” persiste solo in modo involontario.

I terroristi hanno attaccato un night.
Arrestata perchè indossava i shorts.
Sexting, video hard e ricatti
Colpita New York. I luoghi: story map
Ultima moda: il look non convince. Ecc.

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